sabato 18 agosto 2007

Crociera Russia e Scandinavia — 3a puntata


Il castello di Dover

Quella di oggi sarà una giornata piuttosto intensa. Dover di per sé non è un granché come città. Tuttavia, il castello è un bel posto da vedere, assolutamente da non perdere.

Un ampio parcheggio ci accoglie, ben tenuto e soprattutto gratuito. Troviamo subito un posto, forse perché stamattina i mattinieri — alle nove e mezzo! — sono davvero pochi.

Le strutture del maniero non conservano molto al loro interno. L’edificio è spoglio, mobili e suppellettili sono ricostruiti. Ci sono anche delle bizzarre installazioni sonore e visuali, a volte davvero bizzarre. Se si calpesta un tappeto, una voce urla: “Put away your feet from the carpet”! Alcuni suoni rievocano il tintinnio degli utensili esposti su improbabili tavolacci d’epoca.

Sul vasto prato antistante il castello è in corso una partecipatissima rappresentazione di un assalto di pirati, con attori in maschera e un cannone quasi a salve. Nel senso che spara davvero, fa un bel botto, ma i proiettili sono costituiti da erbacce ben compresse. Vista la gittata, meglio girare al largo dalla sua bocca.

Proseguendo nella visita, i tunnel medievali rievocano con cura l’antica atmosfera, tetra e umida, di questi luoghi angusti. La visita scivola velocemente per poi riemergere al sole e al vento impetuoso di questa bella mattinata.

La visita più impressionante resta quella alla cittadella sotterranea risalente alla seconda guerra mondiale, poco distante. È davvero impressionante la minuziosa ricostruzione dei vari ambienti: telescriventi, generatori elettrici, codificatori, suoni e luci che riportano ai difficili del conflitto. La grandezza e, paradossalmente, il senso di claustrofobia, ma anche i rumori un po’ sinistri delle macchine impressioneranno il visitatore più smaliziato. L’uscita sulla libreria fa dimenticare presto tutto il resto. Peccato che l’ospedale sotterraneo fosse già prenotato, visto che si trattava del comprensorio più importante. Gli svariati chilometri ancora da percorrere ci hanno fatto desistere dall’attesa del prossimo turno.

Stanchi e soddisfatti, ci attende l’imbarco sulla Constellation e la riconsegna dell’auto.

Dopo aver chiesto un’indicazione a una pattuglia della polizia,, l’agente squadra Francesca. Mentre mi spiega la strada, getta un secondo e più torvo sguardo nella sua direzione. Gli inglesi, prima di preferir parola, spera che li si comprenda al volo tramite il loro ricchissimo linguaggio non verbale. “Please, fasten your seat belt, ma’am”! Niente da fare, è una lingua troppo criptica. “Ah Francé, allaccia ’a cintura”!

Ora l’agente sorride, ma non troppo. Meno male che non ci ha fatto la multa.

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