domenica 8 luglio 2007

Tre uomini in barca – Si parte

Capitan Mario non è più mattiniero dei due mozzi, Andrea e io. Alle 11.10 si salpa, decisi a vedere come si presenta il mare. Una pioggerellina composta da gocce simili a chicchi di riso ci accompagna fin fuori dalle maestose bocche di porto. Passa veloce una pilota, restiamo stupiti dalla potenza del suo motore. È l’imbarcazione a motore più affascinante, su questo punto nessuno dei tre ha niente da discutere. Faccio la guardia al timone mentre il Capitano e Andrea spiegano le vele. Siamo decisi a raggiungere Alberella, una località vicina alle foci del Po. Scrutati più approfonditamente il cielo e il mare, cambiamo improvvisamente idea e puntiamo la prua verso la costa dalmata, così, tanto per tentar l’impresa. Abbandoniamo la direzione nord e, mutevoli come il vento, facciamo rotta verso i 60 gradi Est-Nord-Est. Il vento, che soffiava dal quadrante nord-occidentale, ruota a Bora quando ci spingiamo qualche miglio al largo, scompigliandoci i capelli e accompagnandoci per un bel pezzo.
La configurazione vela più motore farà storcere il naso ai puristi dell’andar per mare in silenzio. Tuttavia, il tempo a nostra disposizione è scarso, per di più siamo in ritardo di dodici ore e lo spirito del viaggio resta piuttosto gitano. Ha inizio la “zingarata”. Se Eolo non ci assiste, Poseidonie è clemente, almeno per ora: il mare è grigio, rispecchia i nembi che ci sovrastano, ogni tanto si tinge di un azzurro cupo. È poco mosso, l’onda lunga sollecita poco il nostro appetito.
Quando abbiamo caricato le provviste sulla Lady Nova, gli sguardi dei vicini di attracco erano tutti per noi. Dapprima per la mutua solidarietà che coinvolge tutti coloro che vanno per mare e che non costituisce un’eccezione per i dipartisti.
«Salpate questa notte?»
«Non saprei», rispondo io, «dovremmo andare in Dalmazia».
«Ah, questo l’avevo capito. Dove andate esattamente in Dalmazia?»
Mi chiedo il motivo di tanta sicurezza del mio interlocutore sulla nostra mèta. Avremmo anche potuti essere diretti a Rimini, o al Conero oppure a Venezia. Il papà con bimba al seguito insiste:
«Partite questa notte, oppure domani?»
«Dipende dal tempo.»
«Papà, anche noi andiamo lì, vero?»
Taglio la conversazione nascondendomi dietro il ruolo di mero vivandiere e scaricando ogni onere decisionale su Capitan Mario. Né il papà, né la bimbetta avevano intuito che in quella partenza ardeva lo spirito zingaresco.
Altri dipartisti osservavano con lo sguardo di chi ne ha viste tante le vivande che imbarcavamo. Questa era una di quelle da aggiungere all’aneddotica da raccontare per far scompisciare dalle risate gli astanti. Per la cronaca, tre sporte di spesa contenenti ogni genere di snack dolce e salato, qualche albicocca, due casse di birra e altrettante di Bacardi Freezer, accompagnate da svariati superalcolici. Dimenticavo il gorgonzola, la bresaola e il salame da spalmare. Un bell’inizio, non c’è che dire.

In mare aperto l’onda lunga mette a dura prova il mio lo stomaco e quello di Andrea. Sperimentiamo l’effetto anti-nausea del Bacardi Freezer, ma appuriamo che esistono dei metodi migliori. Passiamo ai biscotti secchi: il mio stomaco e, soprattutto, il fegato ringraziano, quelli di Andrea si arrendono e decidono per una soluzione più radicale. Capitan Mario insegna ad Andrea a vomitare sottovento.