mercoledì 27 maggio 2009

La zingarata 09

La zingarata, senza barca, quest’anno ha avuto come tema principale la crisi economica. Un po’ controcorrente, con Andrea, Mario e Michele, abbiamo deciso di trascorrere questo mezzo week-end “gitano” a Milano Marittima. Che già per il suo nome non è che ispiri tanta simpatia… Il paradosso di questa Fregene dell’Adriatico è che sono più i bolognesi che i ragazzi di una certa Milano “bene” ad amarla in particolar modo. Con la cittadina laziale ha in comune il fatto che sorge da una palude malarica e che è divenuta di moda. La sera gli street bar vendono birre e superalcolici a fiumi, mentre si sente da poco lontano il rombare dei motori di Ferrari, Lamborghini e Porsche. Che c’entriamo noi con questa gente? Poco.

Osservare l’Italia che non sembra conoscere depressioni economiche di alcun tipo ci fa sognare di essere in un paese dove tutto va bene. Le donnine con le tette al vento, quindicenni che si scapicollano da tacchi vertiginosi, ragazzi impomatati e con camicie rigorosamente fuori dei griffatissimi jeans strappati, portati un po’ a vita bassa, ci proiettano in un set di un reality. Qui trionfa l’apparire, l’avere, l’ostentazione. Non sanno una parola d’inglese, ma questi giovanetti scimmiottano gli adulti, dalla sigaretta in bocca di traverso alle bevande tracannate a fiumi. Si spende e si spande, dodici euro per una pizza margherita, tre euro per cappuccino e cornetto, chiamato pasta dai bolognesi e brioche dai milanesi. Quasi tutti saranno ebbri entro l’una del mattino, tra alcol e droghe varie. Ma tutto avviene en souplesse, senza le volgari esagerazioni di Rimini, dove il pantalone maschile struscia il terreno col cavallo, la tetta tatuata e striata di adipe fuoriesce fino all’aureola e dove, soprattutto, sono ammessi anche i “non-italiani-non-ricchi”. A MM è il soldo a selezionare: nessuno entra al Pineta senza tavolo riservato da trecento euro, dopo un’estenuante coda e una tanto rigida quanto umiliante selezione all’ingresso. Non ci sono gli “extra”, i “magrebi”, se non qualche sparuto venditore di fiori, che si tiene ben lontano dagli ingressi di ristoranti e discoteche. E due o tre venditori di cappelli di paglia; pare che vadano molto di moda la sera. I calvi ringraziano. Restano gli spacciatori, che fanno sicuramente degli ottimi affari nel fine settimana, vendendo la loro merce a prezzi superiori rispetto a RN. In entrambe le città si sente nell’aria l’aria di camorra, di quella che investe i soldi dello spaccio in locali pubblici. L’innocente – si fa per dire – canna è un pezzetto di questa immane lavatrice di soldi sporchi che la riviera adriatica rappresenta. Lavora nel silenzio, di nascosto e cerca di mantenere lo status quo: i giovinastri di buona famiglia spendono centinaia di euro ogni week-end ed è assicurato loro un palcoscenico sicuro e “pulito” dove esibirsi. Le ragazzine abboccano all’auto fiammante, al portafoglio gonfio e si lasciano andare a una vita di lusso posticcio. Finché durerà.

Questo vedono i nostri occhi prossimi ai quarant’anni: un mare fetido, come quello di Fregene, che attira persone e soldi in un circo composto da viziatelli che hanno già il loro posto pronto nella società per quando saranno adulti. La borghesia di MM è composta essenzialmente da liberi professionisti, più di qualcuno sicuramente sconosciuto al fisco, che vanno al ristorante per offrire il menu del giorno da 87 euro all’escort. Ne abbiamo viste almeno tre al Caminetto. Lo stesso pasto che il papà campano ha offerto a sua figlia per il compleanno. Ma lei era più interessata al palmare di papi che al cibo. E lui più al telefono che alla bimba. Risultato: papi ha pagato 174 euro più bevande per mangiare da solo e strepitare al telefono mentre la figlia cliccava tutto il tempo con la pennina sullo schermo. Tutti i dolcetti erano abbandonati sul tavolo. La scena era così triste che ci siamo impossessati dei babà e li abbiamo trangugiati alla loro salute non appena si sono allontanati. Questo è stato il primo atto che ha aperto ufficialmente la nostra zingarata.

A MM si vede un’Italia strana, di una destra d’élite mescolata ai radical chic. A RN va invece la feccia: russi, borgatari nostrani, terroni nordici e... sudici, famigliole con budget limitato, se non consideriamo i pochi che possono (e vogliono) spendere trecentocinquanta euro per notte all’Holiday Inn, neanche fosse in Grand Hotel. Nessuno a MM gioca a “Campana” o alle “Tre carte” agli angoli delle strade; quello è un lavoro per i napoletani pendolari, che fanno su e giù dalla Campania appositamente per fregare qualche “pollo” e tornarsene a casa. Non ci sono mercatini abusivi, ma solo piadinerie DOC, dove la piada fatta a mano costa un’esagerazione e fa alquanto schifo, come quella del chiosco vicino alla spiaggia libera. Anche ombrelloni e lettini si fanno pagare a peso d’oro e senza ricevuta alcuna. Forse si giustifica così il fatto che a Rimini l’arenile è parecchio più lungo. Il mare, vicino a uno scarico di qualche corso d’acqua putrida, oggi è “limpido”, riusciamo a vedere i piedi in un metro d’acqua. Ma è stranamente dolce. Meglio buttarsi subito sotto la doccia, non si sa mai.