Stoccolma
Se, come già detto, Helsinki è una città davvero bruttina, a Stoccolma tira tutta un'altra aria.
Più ampia, meglio organizzata, più viva. E piena di giovani.
Da questi canali comprendo il senso meteorologico della vita dei nordeuropei. Da noi, in Italia, ci si lamenta sempre, della pioggia, del sole, del caldo umido, del vento, della neve. insomma, di qualsiasi condizione del tempo. In Svezia si parla soltanto dell'inverno, come una sorta di inevitabile lungo tunnel da affrontare ogni anno. Il timore e il rispetto di questa stagione così avversa e buia è grande, soprattutto tra i giovani, che hanno avuto modo di conoscere climi diversi, migliori, nei loro viaggi. Dalle piccole cose si può notare l'esorcizzazione del buio invernale, come ad esempio gli onnipresenti faretti alogeni che costellano librerie, camere da letto, cucine. La casa svedese è illuminata da tante lucine, l' illuminazione d'accento è ovunque, non tanto per far luce, quanto per confortare con la sua presenza in ogni angolo domestico. IKEA propone anche a noi mediterranei i suoi scaffali butterati di faretti di ogni sorta, di legno chiaro e dal design arioso. Non sapendo che l'italiano preferisce il mobile sodo, scuro e, soprattutto, il risparmio energetico, visto che preferiamo installare le plafoniere nelle nostre abitazioni.
La visita al museo Skansen, un parco dove sono ricostruite le tipiche abitazioni svedesi conferma l'impressione già accennata: lo spazio abitativo svedese è essenziale, intimo, profumato di nobili legni, povero di grandi mobili, ma ricco di complementi d'arredo. La Svezia sembra essere composta dalle casette del presepe, almeno se vista dagli interni. C'è il raccoglimento del rifugio montano, la semplicità come valore assoluto e concreto. Ci sono delle ragazze in costume tipico che accolgono i visitatori di queste minuscole abitazioni. Entriamo in una di queste. Da almeno mezz'ora una ragazza era seduta dentro, in attesa degli ospiti. Ci guarda, sorride e abbassa gli occhi. La porta si richiude dietro di noi. Non c'era anima viva nei paraggi. Immagino la stessa scena in una qualsiasi città italiana: nessuna ragazza avrebbe accettato un lavoro del genere, se non per un centinaio di euro al giorno e una pistola d'ordinanza... Stoccolma dev'essere una città molto tranquilla.
La guida ci illustra il sistema sociale svedese, vantandone la convenienza per la pensione, l'assistenza sanitaria, le scuole. Da noi ci hanno provato e non ha funzionato un granché; per questo oggi abbiamo un welfare state misto pubblico-privato. Me ne rendo conto soltanto dopo aver sentito il lungo elenco di agevolazioni, convenzioni, gratuità a cui il cittadino svedese ha diritto. Mi chiedo se lo stravaccare italiano sia imputabile a motivi climatici, o forse religiosi, etici, storici, geografici, o chissà cos'altro. Perché a Roma non può accadere una parte di quanto succede a Stoccolma? Forse il lungo inverno fa in modo che gli svedesi si occupino della cosa pubblica, visto che tanto altro da fare non c'è? Loro sono efficienti, noi ci divertiamo?
Sembrano le stesse banali conclusioni a cui tanti giungono dopo un viaggio nella penisola scandinava. Eppure il contrasto è stridente, l'allegria mediterranea non sembra prevalere sul buon senso svedese.
Il cielo si libera delle nuvole, il vento resta teso e umido, i canali prendono una luce abbacinante ma quasi orizzontale.
Un giorno è troppo poco per comprendere Stoccolma. La promessa di tornare è solenne, magari d'inverno. Per capire, paragonare, arrabbiarci.
sabato 25 agosto 2007
Crociera Russia e Scandinavia — 7a puntata
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento