Da Milano a Dover
Disbrigate le pratiche di accettazione, caricati i numerosi bagagli (avendo sfruttato la massima capienza consentita), ci avviamo verso il gate della compagnia aerea EasyJet. Dopo una repentina corsa all’indietro per recuperare la cintura dei pantaloni dimenticata al posto di controllo di sicurezza, ci avviamo in mezzo alla pista. L’imbarco avviene in questa maniera, senza navette, visto che l’aereo era parcheggiato a pochi passi dall’uscita stessa. Spartano, ma efficiente.
L’Airbus 319 è nuovissimo, pulito e ben tenuto. Se non fosse per il cibo-spazzatura che a bordo si paga un bel po’, la compagnia meriterebbe ogni lode. Dopo un’ora di volo tranquillo, inizia la discesa verso l’aeroporto di Londra Gatwick, dove ci attende l’auto presa a noleggio.
Non è facile guidare a sinistra col volante dalla parte “sbagliata”; ma è divertente oltre che stimolante.
Le indicazioni stradali sono chiare. Gli inglese premono sull’acceleratore, ma si comportano in maniera generalmente educata sulla strada. Niente clacson, nessuno che s’improvvisi pilota di Formula 1, pochi “macchinoni” in giro, anzi quasi nessuno. I Cosiddetti SUV, “auto di utilità sportiva” qui non fanno presa. Le auto con targa olandese si distinguono per una guida “italiana”, ma il Kent non è certo il Far West di casa nostra. Francesca si ostina a non allacciarsi la cintura del sedile posteriore: riceverà presto un’esemplare lezione di lingua e comunicazione inglese.
L’autostrada è trafficata, scorrevole, un po’ noiosa. O forse civile. Sinonimi, per noi italiani. Nessun autogrill, niente pubblicità, poche e precise informazioni.
Arrivati in hotel, i documenti non servono, basta la carta di credito. Che verrà provvisoriamente addebitata dell’importo superiore al prezzo della camera. Gentili sì, civili pure, ma non si può certo affermare che gli inglesi siano fessi.
Il Ramada Dover sembra un motel a giudicarlo dalla costruzione a piano unico e dai gemiti della nostra vicina di stanza. Il personale è gentile, ma niente di più. L’Italia, penso, potrebbe ospitare il triplo dei turisti se sfruttasse la propria “verve” e, soprattutto, se migliorasse i propri servizi. Il letto è confortevole, c’è un ventilatore per le giornate più calde. Siamo in agosto, ma qui ci sono al massimo 19 gradi. Tira un vento molto teso.
Alle 16 c’è il tempo per fare un salto a Canterbury.
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