mercoledì 31 marzo 2010

Viaggio verso il nulla — 8a puntata

«Amore mio, come va?»

«Prego?»

«Se non sono adatto io a chiamarti così...»

«Diciamo che puoi chiamarmi anche così.»

«Stavolta vorrei citarti un brano che ha dell'incredibile.»

No, mia moglie non ha età: viene dal nulla, viene dalla Bibbia, viene da un altro pianeta. Anch’io vengo dal nulla ma sono ancora nel nulla. Lei è la mia connessione con il mondo: non comunico con nessuno, non ho telefono, non ho computer.

[...]

Già. Dove l’ha trovata? P.
«Nell’oscurità. Non esco mai, ma una sera, nel 2002, ero con mia moglie a un cocktail parigino quando ho visto uscire dal buio, in compagnia di una coppia di amici gay, questa figura splendente. Me l’hanno presentata, l’ho baciata e ho detto — quanto a volgarità, sono un professionista — “È così triste vedere due gay con la più bella ragazza in città e sapere che non concluderanno niente”. Mi è rimasta stampata in mente la qualità della sua “luce”, anche se non ho preso iniziative: sono fedele, non imbroglio mai.

Io Donna, n.4, 23/01/2010, «Un giorno senza sesso è un giorno buttato. Incontro con il designer, Philippe Starck».

«Amore e Nulla: carino.
La parte sentimentale della tua irrazionalità mi affascina. Però sembri un bambino un po' ingenuo.»

«Tu sai che io prediligo la tesi per cui le azioni compiute in nome dell'amore trascendono la distinzione tra bene e male.»

«Però, cara mia, l'amore assume molte sfumature, è un sentimento. E che sentimento!»

«Fermo lì. Non ricordi più tutti i termini greci, tanto per fare un esempio, per la parola amore

«Agape, Philia, Eros, Himeros...»

«Dell'ultimo non avevo dubbio. Ce ne sono altri. Il più interessante mi sembra Anteros, l'amore corrisposto.»

«Non ne avrei dubitato. Però Agape è più affascinante. L'amore non corrisposto, quello incondizionato. Pensa a Dante e Beatrice, Laura e Petrarca. Il lieto fine è noioso, scontato. L'amore dev'essere passione, nel senso proprio di sofferenza.»

«Non certo per me. Preferisco andare sul sicuro. L'amore dev'essere attrazione, innamoramento e, quando proprio non se ne può più, quantomeno attaccamento.»

«Secondo me sei troppo influenzata dalla concezione cattolica dell'amore. Sai quelle cose sull'amore di Dio, la carità, l'amare il prossimo come se stessi...»

«E mi dici poco? Il cristianesimo è innanzitutto filosofia. E che cos'è la filosofia se non amore per la conoscenza, così come il cristianesimo può senz'altro definirsi una religione dell'amore.»

«Sento che potremmo banalizzare un sentimento così complesso in un dialogo così scontato.»

«Ma qui siamo nel nulla, amore mio, e nulla è scontato.»

«Sagapò!»

...
J'ai cherché dans l'amour un sommeil oublieux;
Mais l'amour n'est pour moi qu'un matelas d'aiguilles
Fait pour donner à boire à ces cruelles filles!
...

Charles Baudelaire, La Fontaine De Sang in Les fleurs du Mal.

sabato 13 marzo 2010

Viaggio verso il nulla — 7a puntata

«Amica cara, visto che ti trovo in forma così smagliante, devo approfondire con te il concetto di “parola”».

«Vuoi andare sul difficile»?

«Perché, ritieni questo concetto così ostico»?

«Voglio farti un giochetto: lo sai che la parola assume significati enormemente differenti a seconda di chi utilizzi questo termine»?

«Per un linguista la parola è davvero tanto, ma per uno scienziato della comunicazione, chiamiamolo così, conta poco. O quasi».

«Sei sicuro che per il secondo la parola non ricopra una certa importanza» ?

«Il comunicatore sostiene che la parola non costituisce più del 7% del messaggio».

«Ci mancavano pure i numeri magici... In base a quale misurazione la parola non apporta più di quel tanto allo scambio di messaggi»?

«Non saprei, in effetti il numero è alquanto sospetto. Ma pare che la prossemica conti molto di più per comunicare che non il verbo».

«Sono scettica sul numero, non sulla quantità che esso rappresenta.
Ma fermiamoci un attimo. Hai detto “verbo”»?

«Oddio...»

«Sì, proprio Lui.»

«E se la chiamassimo “segno” O concetto, idea, monade?
Parola fonologia, ortografica...»

«Immagina la parola che cosa possa rappresentare per un fisico o un chimico.
Dev'essere un orribile forma d'onda, una squallida variazione di frequenze.
Per il chimico una banale operazione fonatoria».

«Ragazza, così mi distruggi la forza della parola in tutte le sue rappresentazioni. Dovresti avere maggiore rispetto per un concetto così vasto e trasversale».

«Vedi, caro, voglio dolo farti notare che la parola è seconda solo all'amore come concetto».

«Ah, quello...»

«Non quello che pensi tu. Ovvero, non solo quella parte.»

«La tua reazione è alquanto prevedibile, non trovi»?

«Non cambiamo argomento, anche perché la parola è fonte di guai, ma anche di qualche soddisfazione».

«Nel mio rapporto con gli altri la parola assume una grandissima importanza. Sono sicuro di poter superare quel fatidico 7%».

«Ricordi la storia del tuo rapporto con gli altri? Non credi di aver sopravvalutato troppo la parola in certi casi? O di non averne valutato attentamente tutte le conseguenze»?

«Che fai, ora, difendi il 7%»?

«No, certo. Sono stata io a parlare di un numero un po' troppo magico per non essere sospetto!
Tuttavia devo riconoscere che la parola potrebbe avere un ruolo più marginale di quanto non si pensi in certe situazioni.
Cionondimeno, la parola assurge più che mai a un ruolo di protagonista di portatrice di un messaggio nel confronto col prossimo».

«Non ti seguo più».

«Insomma, pur ammettendo che la comunicazione si fonda su un insieme di variabili, la parola è il cardine del messaggio. A una donna potrà piacere un complimento, ma dev'essere sincero. Ti piace come esempio?»

«Ti ho mai detto che amo Firenze»?

«Parola.
Amor (=Roma).
Firenze.
Dove vuoi portarmi»?

«A Roma, ovviamente!»

«Sei un adorabile folle»!

«Ti amo, tesoruccia»!

«Ti apprezzo, scalmanato»!

«Ehi, così ci scoprono...»


« Firenze è la gran maestra della parola. Là è il suo trono e la sua fama. E qual maraviglia che gli uomini di qualche ingegno, trovando insipida e invecchiata la parola, l'ornano, l'aguzzano, l'imbellettano, e, come dice il Filicaia, vi fanno intorno fregi e ricami?»

(Francesco De Sanctis)