giovedì 4 febbraio 2010

Viaggio verso il nulla — 4a puntata

«Carissima, credo di aver capito le regole del nulla. Ma ora devo capire chi sei tu.»

«Dovresti conoscere quella storia dell'Ego...»

«Spiegati bene, perché non si scherza con gli pseudo-sinonimi dell'Io

«Se proprio dovessi scegliere, preferirei inserirmi tra i tuoi Super-Io ed Es

«Allora, avrei davvero tante domande da porti. Dal senso della vita alla capacità di concepire il tutto. Dall'universalità, diciamo così, dell'essere umano alla morte. Qui si dovrebbe poter ragionare con calma, non trovi?»

«Stai riponendo troppe speranze su di me. Conosci tutti i miei limiti, ti ho sempre avvertito, ma spesso non mi dài ascolto. Prova a rilassarti, a sentire il tuo essere. Concentrati sul tuo corpo, ad esempio. stai bene, hai dei dolori?»

«Non direi. Ma sai, qui nel nulla...»

«Mi prendi troppo alla lettera, amico mio. Non fermarti al primo significato delle parole, cerca di scavare, di trovare dei significati profondi all'interno di ogni concetto.
Voglio fornirti un suggerimento: ti dice nulla la parola “metafora”?»

«Qualcosa... C'entra forse qualcosa il significato greco di “trasporto”?»

«No, in questo caso attieniti alla parola stessa, non a quello che potrebbe voler dire.»

«Cerco di capirci qualcosa. Diciamo che non sei propriamente tu a essere, o rappresentare, il mio Es. Sono io che credo che tu sia il mio Es. Questo potrebbe voler dire che sto parlando da solo?»

«Messa così, direi proprio di sì. Diciamo che sei tu a condurre il gioco. Io sono... un semplice quanto. Quello della fisica.»

«Geniale! Esisti, ma non ti vedo; ovvero, ti vedo dove credo che tu sia. Ma potresti essere ovunque, in più posti contemporaneamente...»

«Fermati alla penultima frase! Io sono reale, sono nel nulla, ma vengo rappresentata esattamente dalla tua percezione.»

«Siccome sto dando per scontato che non vuoi rispondere a domande troppo escatologiche, almeno potremmo tentare di capire come funzioni la mia mente.
Sarebbe corretto affermare che di te percepisco soltanto una parte del tuo essere che, forse, neanche esiste?»

«Diciamo che potresti sbagliarti molto sul mio conto. E sai perché questo accade? Perché credi reale tutto ciò che percepisci di una persona. Ma non è così. Il meccanismo di costruzione del proprio giudizio sugli altri è un'operazione di pericolosa interpolazione. Ci metti il tuo vissuto, applichi i filtri dei tuoi valori per disegnare l'essenza stessa di una persona. Spiacente, non basta vedere per sapere. Gli antichi Greci si sbagliavano, confondevano logica e conoscenza con quei sillogismi del cazzo. Il tutto per non dover inventare una nuova radice verbale.»

«E che cosa mi dici di γνῶθι σεαυτόν? Mi sembra che il greco antico non sia il tuo forte.
Lasciamo perdere la grammatica greca, ma restiamo sul conosci te stesso. Prima si conoscono gli altri, poi ci si guarda dentro. Lo sostenevano anche gli antichi filosofi.
In questo nulla sento di avere poche certezze: non ti conosco bene, forse non potrà mai accadere. E conosco me stesso meno di quanto io possa immaginare. Nel tuo caso è la percezione che filtra (male) la tua vera immagine, chiamiamola così. Guardando al mio interno, i dubbi aumentano e mi allontano ulteriormente dalla possibilità di poterti almeno percepire in maniera corretta.»

«Stai migliorando, complimenti.
Ma c'è qualcosa che ancora non mi torna. Non sei stato abbastanza convincente.»

«Forse mi stai percependo male...»

«Sei tu che sei voluto scivolare nel nulla per capire. Io non mi pongo certo questi problemi!»

«Così non mi aiuti.»

«Devo confessarti che la tua innata ingenuità ti rende, come dire, un tenerone!
La vita è dura, carino!
Posso farti una domanda?»

«Certo!»

«Che cosa credi che penserai un attimo prima di morire, ammesso che tu non abbia la fortuna di non accorgertene?»

«Ho un'idea chiara sul mio ultimo pensiero: “Che fregatura!”»

«Non male.
Certo che è difficile pensare alla morte perfino qui nel nulla.»

«Non è facile neanche parlare della vita, a quanto pare...»

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