sabato 13 marzo 2010

Viaggio verso il nulla — 7a puntata

«Amica cara, visto che ti trovo in forma così smagliante, devo approfondire con te il concetto di “parola”».

«Vuoi andare sul difficile»?

«Perché, ritieni questo concetto così ostico»?

«Voglio farti un giochetto: lo sai che la parola assume significati enormemente differenti a seconda di chi utilizzi questo termine»?

«Per un linguista la parola è davvero tanto, ma per uno scienziato della comunicazione, chiamiamolo così, conta poco. O quasi».

«Sei sicuro che per il secondo la parola non ricopra una certa importanza» ?

«Il comunicatore sostiene che la parola non costituisce più del 7% del messaggio».

«Ci mancavano pure i numeri magici... In base a quale misurazione la parola non apporta più di quel tanto allo scambio di messaggi»?

«Non saprei, in effetti il numero è alquanto sospetto. Ma pare che la prossemica conti molto di più per comunicare che non il verbo».

«Sono scettica sul numero, non sulla quantità che esso rappresenta.
Ma fermiamoci un attimo. Hai detto “verbo”»?

«Oddio...»

«Sì, proprio Lui.»

«E se la chiamassimo “segno” O concetto, idea, monade?
Parola fonologia, ortografica...»

«Immagina la parola che cosa possa rappresentare per un fisico o un chimico.
Dev'essere un orribile forma d'onda, una squallida variazione di frequenze.
Per il chimico una banale operazione fonatoria».

«Ragazza, così mi distruggi la forza della parola in tutte le sue rappresentazioni. Dovresti avere maggiore rispetto per un concetto così vasto e trasversale».

«Vedi, caro, voglio dolo farti notare che la parola è seconda solo all'amore come concetto».

«Ah, quello...»

«Non quello che pensi tu. Ovvero, non solo quella parte.»

«La tua reazione è alquanto prevedibile, non trovi»?

«Non cambiamo argomento, anche perché la parola è fonte di guai, ma anche di qualche soddisfazione».

«Nel mio rapporto con gli altri la parola assume una grandissima importanza. Sono sicuro di poter superare quel fatidico 7%».

«Ricordi la storia del tuo rapporto con gli altri? Non credi di aver sopravvalutato troppo la parola in certi casi? O di non averne valutato attentamente tutte le conseguenze»?

«Che fai, ora, difendi il 7%»?

«No, certo. Sono stata io a parlare di un numero un po' troppo magico per non essere sospetto!
Tuttavia devo riconoscere che la parola potrebbe avere un ruolo più marginale di quanto non si pensi in certe situazioni.
Cionondimeno, la parola assurge più che mai a un ruolo di protagonista di portatrice di un messaggio nel confronto col prossimo».

«Non ti seguo più».

«Insomma, pur ammettendo che la comunicazione si fonda su un insieme di variabili, la parola è il cardine del messaggio. A una donna potrà piacere un complimento, ma dev'essere sincero. Ti piace come esempio?»

«Ti ho mai detto che amo Firenze»?

«Parola.
Amor (=Roma).
Firenze.
Dove vuoi portarmi»?

«A Roma, ovviamente!»

«Sei un adorabile folle»!

«Ti amo, tesoruccia»!

«Ti apprezzo, scalmanato»!

«Ehi, così ci scoprono...»


« Firenze è la gran maestra della parola. Là è il suo trono e la sua fama. E qual maraviglia che gli uomini di qualche ingegno, trovando insipida e invecchiata la parola, l'ornano, l'aguzzano, l'imbellettano, e, come dice il Filicaia, vi fanno intorno fregi e ricami?»

(Francesco De Sanctis)

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