lunedì 18 febbraio 2008

Era mio padre - Piccola escatologia quotidiana

Che cosa può scrivere un figlio su suo padre? Chi era? Chi avrebbe potuto essere? Quello che avrebbe potuto o voluto ancora dirgli?
Che cosa prova un figlio dopo la morte di suo padre? Come cambia la sua vita da quel momento?

Inizierei a togliere qualsiasi certezza a chiunque voglia credere nel paradiso: non esiste. Forse. Ma l'inferno sì, è qui, adesso.
Da piccolo una signora mi ha detto: “La vita è tutta una fregatura, caruccio mio”. Un anziano, in un'altra occasione, sospirava: “La gioventù, ah, quant'è bella”. Forse intendeva la sua giovinezza trascorsa. O forse era vagamente pedofilo.
Insomma, la vita è una buggeratura, la vecchiaia ancora peggio, la morte è certa. Da questi scarni dati sono sempre partite le mie riflessioni sull'aldilà. La favola che mi raccontavano in chiesa era un po' troppo bella per essere vera. Mi sono sempre chiesto: “Perché il mio Dio e non un altro?” Se il sentimento religioso è universale, il dio vale per tutti. Magari esiste solo nella mia testa. Sono frutto del caso? Strano, ma se non fosse così non c'è da stare molto allegri.
Un figlio si pone tante domande esistenziali su di sé, su suo padre e la propria prole. Soprattutto quando il proprio genitore se ne va davanti ai suoi occhi.

Torniamo ad Antonio, mio padre.
Dove sei? Accanto a me? Come gli altri morti, non puoi rivelare il segreto più bello dell'esistenza, il paradiso a sorpresa, quel posto che vedi solo se muori davvero. Altro che la “luce” di chi è stato in coma, ti riferisci al paradiso vero e proprio!
O forse sei ovunque?
Chi muore bambino che differente percezione ha del paradiso rispetto a un adulto? Che cosa rappresenta la tua tomba? Una consolazione per chi ti piange, un monito, un luogo sacro? E chi brucia i cadaveri? Come fa a piangerli, a comunicare con i propri cari a conservarne lo spirito, qualsiasi cosa esso sia? Antonio non mi risponde, deve mantenere il suo segreto, come tutti. Quando lo raggiungerò, anch'io gioirò per tanta meraviglia, ma dovrò tacere nei confronti di coloro che sono sopravvissuti. È il secretum secretorum (non quello attribuito ad Aristotele) o l'ennesima storiella consolatoria?

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